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1.
€ 18,00
EAN-13: 9788893802475
Tommaso Di Dio
Ardore
Edizione:Aragno, 2023
Collana:Domani

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Prezzo di acquisto€ 18,00
Descrizione

Descrizione del libro

Questo é un libro che viene da una grande distanza e la nomina come la madre di tutte le distanze e, dunque, della massima presenza: quella di chi, partito per sempre, torna per dire con le sue parole com'é il mondo lambito dal suo sguardo. Allora, questo é un libro di sintesi delle opposizioni, riassunto attivo di un percorso umano, disumano e postumano. Grande é la suggestione dell'inquadratura di Tommaso Di Dio e di certi passaggi danteschi, come «stette e ci guardò alquanto», mentre l'autore compie il suo cammino misterico e segreto, proseguendo il percorso interrotto di qualche moderno, che a sua volta seguiva le orme di altri antichi visitatori in versi di un oltre tomba alchemico e temporaneo, premendo e martellando le parole a ogni forma, per includere in esse lo sguardo vivo e lontano di chi tutto ha conosciuto e tutto riferisce, «neuroni e nuvole», «detergenti industriali» e «rachidi del grano». Il tono dei versi di Ardore risponde infatti pienamente al suo nome e al suo titolo, con una incrinatura di malinconia, quella del mondo visto da coloro che più niente hanno a pretendere, se non memoria e anche, spesso, giustizia. Possiamo dire, con le sue parole, che chi scrive ha «visto la vita», quella che zampilla in fitta corrispondenza amorosa, che pensa di incarnarsi in una concrezione futura del tempo e quella che si spegne in dispersione e tortura, la vita resa solida dalle parole come un raggio di sole sui vetri e anche la sua resa: all'asfalto (Carlo Giuliani), alla fossa comune (Walter Benjamin), senza essere mai vita neutrale. Anonima, forse, se per anonimato intendiamo l'estensione di un io individuale a identità  collettiva, perché Ardore é anche somma di identità  allo stato elementare, quello nel quale ogni mondo é "il" mondo, e un io lentamente impara a crescere senza io: a digradare, piano, nell'esistente. Maria Grazia Calandrone

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2.
€ 15,00
EAN-13: 9788893801836
Marilena Renda
Fuoco degli occhi
Edizione:Aragno, 2022
Collana:Domani

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Descrizione del libro

"Marilena Renda apre con una bella idea: seguire le tracce di alcune apparizioni di grandi artisti e pensatori in Sicilia, terra posta al confine tra vero e falso, tra natura e cultura, cioé tra corpo e acqua e tra oggetto e ombra dell'oggetto, dunque tra vivi e morti, in un'atmosfera eliotiana di tempo circolare, sempre tornante, senza inizio né fine. Il tempo é forse quello dell'infanzia e l'infanzia é la veduta di un'isola lontana, abbracciata da fuori con lo sguardo, isola nella quale ogni volta si torna a prendere fiato e, insieme, l'amaro della memoria. Isola-magnete e fuoco centrale della poesia di Renda, caproniana res amissa della biografia che zampilla parole: quando l'infanzia coincide col luogo geografico, la nostalgia e la sua eco narrativa sono doppie, spaziotemporali, sono «una conversazione antica» come quella col Cretto, perché «il dimenticato viene da ogni direzione» e non c'é scampo alla memoria - o a quella che crediamo sia la nostra memoria, che spesso trasfigura invece in invenzione, fata morgana o favola nera. Attraversando la terra prodiga e crudele delle madri, si raggiunge una zona di confine, bianca e sfumata di profezie e visioni e, ancora una volta, di metamorfosi: le mutazioni descritte dalle favole sono ora concrete e tridimensionali, cose vive che davvero si aggirano nelle zone radioattive del mondo, specie estinte che tornano a camminare. Tutto il libro di Renda sembra il ritorno dopo più di un'estinzione, come capita ai vivi. Fuoco degli occhi é resoconto, inventario di quello che regge quando un pezzo di strada é stato fatto, dopo che un terremoto é stato subito e gli occhi hanno visto, del mondo, tradimenti e pericoli, guadagnando una malinconia pacata, adulta, che lascia spazio alla vita, propria e altrui, che si osserva crescere «indisturbata»: vita così vicina e così lontana, se noi siamo capaci di lasciare «la presa sulle creature» e fare che la vita torni alla vita, al proprio micidiale, al proprio formidabile nutrimento." (Maria Grazia Calandrone)

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3.
€ 12,00
EAN-13: 9788893801355
Lidia Riviello
All you can eat
Edizione:Aragno, 2021
Collana:Domani

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Descrizione del libro

Possiamo considerarlo un esempio di project poetry, questo "All you can eat", libro della maturità  di Lidia Riviello, tutto concentrato intorno a un nucleo letteralmente indigesto, che il capitalismo, o con Donna Haraway il Capitalocene, nonostante il motivo allegorico gioviano dello spiritus che durissima coquit, non riesce completamente - non ancora - ad assimilare nel doppio senso di questa parola: ed é l'animale necessità  del fare cibo di qualcos'altro, qualcun altro, nell'impossibilità  di divorare direttamente il sole. Siamo tutti food chains, catene alimentari, e non sappiamo di esserlo, ci ricorda Riviello, ma, come direbbe Aldo Leopold, «troppa sicurezza, a lungo andare, sembra produrre solo pericoli». Così questo libro costruisce un panopticon, un carcere perfetto in cui l'occhio si posa su ogni cosa e di ogni cosa fa commestibile. E allo stesso tempo crea un soggetto molteplice, animale caleidoscopico dalle mille bocche che si disperde in voce neutra, in annuncio pubblicitario-autoritario di un mondo in cui si viene disperatamente parlati da una voce dentro lo stomaco. Fino a farsi e farne continuità  digestiva ininterrotta cibo-corpo-casa-mondo, enorme bolo, susseguirsi di s/cene primarie, ironiche cene primarie à  la Hillmann, e sempre vagamente antropofaghe. La pandemia della primavera 2020 vi entra per restare, come «sensazione predatoria», messa a fuoco e allo stesso tempo ricordo di qualcosa che ci accorgiamo di conoscere troppo bene da troppo tempo. Già  lo scintillio di Neon 80 era di luce fredda, ma in questa raccolta, in cui ogni testo prilla su sé stesso come un piattello e viene fatto brillare come un ordigno, diamo conto che il mondo di Lidia Riviello si é indurito, ridotto a quel residuo in cui tutto si arrende a ciò che é, per quel processo che nel tempo da polpa ci fa diventare quasi solo nocciolo. Tutto si é rappreso, intorno a una poesia che ancora cerca di scavare una via d'uscita. Intanto la guerra, forse, é stata persa da tempo. Laura Pugno

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4.
€ 15,00
EAN-13: 9788893801331
Federico Federici
Profilo minore
Edizione:Aragno, 2021
Collana:Domani

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Withholding pattern del libro di Federico Federici - tra le voci giovani, oggi, di maggiore consapevolezza concettuale: portato sicuro della sua vocazione interdisciplinare - é la misura. Quella del tempo e quella dello spazio, come fisica insegna, si implicano a vicenda; e strumento di tale misura é la luce. Il concetto ha poi, com'é ovvio, una valenza metapoetica. Anche il verso é una misura, unità  di senso della fisiologia umana in quanto presa di respiro, e insieme principio costruttivo della pagina e del libro: come ha insegnato una volta per tutte Amelia Rosselli. Non a caso ricorre, nel testo, la parola «rima». Non perché sia poesia "in rima", questa (che pure ci propone, sempre, costrutti formali attentamente congegnati): ma perché, etimologicamente, la rima é la "fessura" che percorre il terreno e, così definendolo, istituisce un territorio (ci si ricorda del mito della fondazione di Roma). Come nelle piste megalitiche di Nazca, disegnate dagli antichi Incas rivolgendosi ai loro déi, o come in una certa misterica pagina del Gordon Pym di Edgar Allan Poe, il disegno che compongono queste rime non é immediatamente intelligibile, rinviando a una definizione che si prolunga indefinitamente, interminabilmente forse, nello spazio e appunto nel tempo. La nota dell'autore allude al proprio testo come a un organismo vivente, o un conglomerato geologico, che la pubblicazione si limita a fotografare in un grado del suo farsi. Come un archeologo, o un cacciatore-raccoglitore, il lettore é chiamato a decifrare questi segni, e magari ad avventurarsi a percorrerli a sua volta: "a margine del paesaggio, un segno certo, di passaggio".» (Andrea Cortellessa)

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5.
€ 15,00
EAN-13: 9788893801348
Luigi Ballerini
Divieto di sosta
Edizione:Aragno, 2021
Collana:Domani

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Descrizione del libro

«Esiste differenza, tra linguaggio e mondo? Quasi non pare, a leggere le poesie di Luigi Ballerini, tanto esse hanno radici intrise in multiformi manifestazioni di realtà  (la quale tiene sulla sua pagina equanime Ugo Foscolo accanto a Walt Disney): filosofia, politica, scienza, mitologia, frantumi lirici, etimologia. Il risultato non é però un collage di identità  di mondo: Ballerini tesse e ricuce le suggestioni su un telaio di filosofia organica, poggiato su basi ritmiche talmente ben accordate da sembrare canto spontaneo. L'ipotesi di canto ininterrotto pare confermata dal proseguire dei testi quasi uno nell'altro: diviso solo dal titolo, ciascun testo viene presentato senza maiuscole né punti iniziali e finali. A certi fortunati poeti accade che il mondo sprizzi linguaggio e che essi debbano solo tendere l'orecchio al suono proveniente dalle cose. Spiccia ironia inclusa, di ascendenza americana, poiché, a questi livelli di coscienza, alla poesia si dà  lo stesso credito che alla natura. Dal mondo zampilla la gioia libera del linguaggio e la gioia stessa del mondo, d'essere linguaggio. Se la poesia é sempre traduzione di cosa invisibile, qui é traduzione pure di realtà , visto che ci imbattiamo in una dichiarazione d'intenti che chiude il cerchio della nostra domanda iniziale: secondo Ballerini l'artista produce «intuizioni necessarie al benessere dei concittadini». La «sosta vietata» cui fa riferimento il titolo é allora quella descritta nel 1963 da Pagliarani (nominato con amore e divertimento grandi), il temporaneo approdo di un poeta. Ma non é etico fermarsi troppo a lungo in uno stile, suggerisce Ballerini: la poesia é gettarsi a pescare e riportare al mondo idee nuove, é rischio e reinvenzione (del linguaggio, perciò del mondo). Bastino, come esempio, le pagine qui raccolte: mai uguali, sempre lanciate oltre l'ostacolo del proprio stesso «cuore», a fiutare il futuro, senza però abbandonare il grande corpo sommerso dell'esperienza, l'implicito magma del vivere, del quale le parole di Ballerini rappresentano punte, affilate e smaglianti.» (M.G. Calandrone)

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6.
€ 15,00
EAN-13: 9788893800914
Maria Teresa Carbone
Calendiario
Edizione:Aragno, 2020
Collana:Domani

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"Calendiario" (2004-2020), s'intitola questo primo libro di poesia di Maria Teresa Carbone, scrittura in versi che dopo una riflessione di più di quindici anni si offre alla pubblica lettura. Parola privata detta in pubblico, come Giulio Mozzi chiama quell'indagine etica ed esistenziale che lo scrivere, nell'essere per il mondo, sempre é. E anche, anche s'intitola questo libro Cinque quarti. Esercizi di cosmogonia quotidiana: dicendo di un ritmo che sopravanza, una misura d'eccesso, qualcosa che sfugge e che la parola poetica cerca di fermare con i propri mezzi, tutto ciò che nello scritto tende al suono e al corpo e così alla memoria, e attraverso di questa cuore, by heart, par c?ur. Continuando così la poesia, come il noto aforisma dice di guerra e politica, la vita con altri mezzi. Un rifare il mondo che é fatica quotidiana, a torto considerata solo femminile, e allo stesso tempo felicità  quotidiana come può esserlo il moto degli astri, il loro percorrere l'ellittica, il nostro uscire ogni notte, non necessariamente con angoscia, a rimirarle, quelle luci lontane, sidera, de-siderate, con-siderate. Il qualcosa, l'eccesso, il residuo, bersaglio che scarta, desiderio che forse é ricordo e che ci é ricorso, affiora nel contraltare di queste parole, immagini che fanno eco, nel diario - di nuovo - di una città  quietamente osservata nella sua metafisica, che Maria Teresa Carbone tiene su Instagram, mezzo che ha fatto oggetto di teorica riflessione. Mezzo anche nel senso di ciò che si frappone e invisibilmente tiene insieme, il mezzo puro insino al primo giro di una città  appena dilavata nel suo colore purgatoriale, di luogo proprio di una poesia che alla poesia e alla vita sembra voler concedere sempre ancora una seconda? una nuova possibilità . (Laura Pugno)

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7.
€ 15,00
EAN-13: 9788893800938
Luigi Severi
Eris
Edizione:Aragno, 2020
Collana:Domani

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"Eris" é la dea della discordia, l'omerica Signora del Dolore, ed é il nome dato a un oggetto ghiacciato orbitante nel sistema solare esterno. «Discordia» é però anche competitività , stimolo all'opera per i pigri umani. L'opera di Severi muove (ci muove) tra mitologia, verbali notarili, appunti di diario e liste di spese, mimesi musicali, lingua del marketing e astrofisica. L'andamento é metodico: schema e paragrafi, contenuto e contenitore, coincidono fino alla luminescenza. Severi é un poeta che verifica continuamente la propria visione, come Pasolini - e, come Pasolini, impone la sacralità  laica del mito (quell'impasto di tempo e lontananza) alla borgata sconsacrata, trascina Dafne a Torre Angela e ferma Aracne ai semafori, ottenendo l'effetto della grande poesia, che strania dal presente e immette nel luogo dove, mutati i tempi, nulla cambia. Severi é dunque un classico contemporaneo, un trovatore (Jean Renart, o il troviero del cinema Carl Theodor Dreyer) periurbano e, insieme, un entomologo della natura umana, del suo costante imputridire e splendere, fin da quando é stata registrata la sua comparsa. Il libro é infatti disseminato di masticazioni, digestioni, secrezioni, descrizioni della materia organica di densità  quasi fisica (sebbene porti scritto, con una certa ironia, che «il corpo é sopravvalutato») e il bordone monumentale che sottende a ogni parola - dal caos alla sozzura della materia, all'ordine semicieco della ragione, ancora al caos - é l'interrogazione cosmogonica sull'agglomerarsi di una sostanza che tende al nulla, dunque il sospetto che esista poca differenza tra materia e nulla e che il mondo sia l'ombra malriuscita di un altro organismo, più perfetto. Domande come questa, lisce come olio e tempo, fanno vibrare la spina dorsale dell'organismo-libro con la nota continua alla quale ogni poeta mira: un silenzio che capisca e accompagni la solitudine di ogni cosa vivente. (Maria Grazia Calandrone)

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8.
€ 12,00
EAN-13: 9788893800921
Carmen Gallo
Le fuggitive
Edizione:Aragno, 2020
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Descrizione del libro

«Come spiega l'autrice, il poemetto (se il termine é adeguato: considerando la sua fusione fra verso, prosa e parola-azione teatrale) che apre il libro riprende un'immagine antica: l'ephedrismos prevedeva che due contendenti mirassero a una pietra-bersaglio: chi perdeva doveva correre a cercare la pietra a occhi coperti, col vincitore sulle spalle. Questo agone crudele aveva dunque per mezzo, ma anche posta in gioco, l'esercizio della vista. Sin dai suoi esordi, dimensione del rito e ossessione visiva connotano la poesia di Carmen Gallo. Questo gioco tra fantasmi del sé non fa allora che esplicitare la dimensione appunto rituale (più che teatrale in senso stretto) della coazione a ripetere: che sempre, di questa parola, é stata tema immanente e sotteso impulso formale. Il bellissimo componimento che al libro dà  il titolo disocculta la sostanza personale dell'allegoria che lo precede, dispiegando lo sguardo su di sé (persecutorio come quello di Buster Keaton, in un certo terribile Film) in una serie di luoghi-stazione ricorrenti come l'incubatrice, il corridoio e l'altalena. Il primo alberga un incubo tutto calato, intriso nel linguaggio (é «la ferita che manca»); il secondo é figura psichica che abbiamo appena visto percorsa; il terzo tornerà  in clausola: emblema - come il dondolare di Beckett - di un movimento incessante che é «assurdo, e non vale la pena». Proprio Beckett non hanno faticato a indicare, i lettori di Carmen Gallo, quale sua matrice decisiva. Di lì in effetti proviene lo smalto sul nulla di questa parola, nera al 99 e passa per cento come il Vantablack di Anish Kapoor, nel quale tanto facile é precipitare: così cascando nel «nero desiderio» - lo aveva chiamato appunto l'Irlandese - di un abisso al quale «l'unico modo per sfuggire», spiegava invece Kafka, «é guardarlo, misurarlo, sondarlo e infine discendervi». Anche questa «disciplina del cadere», per chi legge, é irresistibile come la forza di gravità .» Andrea Cortellessa.

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9.
€ 15,00
EAN-13: 9788893800976
Antonella Anedda
Nomi distanti
Edizione:Aragno, 2020
Collana:Domani

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Descrizione del libro

Le prime righe di questo libro ci parlano di mare, di freddo, di tremore; di «volti e corpi nel buio»; di richiami e risposte che «remano verso l'essenziale di ciò che sembra inesprimibile». Nel 1998, quando uscì "Nomi distanti", all'attivo Antonella Anedda aveva, presso piccoli editori lungimiranti, solo un libro di versi (che però una maestra come Amelia Rosselli aveva riconosciuto come «quasi capolavoro») e uno di prose. Se oggi invece é riconosciuta come la voce lirica forse maggiore della nostra lingua, lo si deve anche all'"allenamento" trascendentale, agli esercizi materiali e spirituali allora affrontati in questo libro segreto, pubblicato ancora più alla macchia: in ubriacante «slalom in ascesa» tra le lingue, traducendo e "variando" versi e prose di maestri più o meno vicini come Emily Brontà« e Marina Cvetaeva, Ezra Pound e Zbigniew Herbert, Osip Mandel'stam e Philippe Jaccottet. Del resto proprio le categorie di Vicino e Lontano, di Proprio e Straniero, metteva radicalmente in questione Nomi distanti: come insegnato dal maestro fra tutti più decisivo, Paul Celan, quando pensava di raccogliere le versioni poetiche della sua «vita a fronte» sotto il titolo Vicinanza estranea. Il poeta straniero («tutti i poeti sono ebrei» diceva Cvetaeva, e traduceva appunto Celan) «scuote e sommuove», secondo Walter Benjamin, la lingua di chi accoglie, di chi traduce. Non é un incontro pacifico, non é irenica «fusione di orizzonti»: é fare esperienza, anche traumatica, dell'alieno, dell'«intruso». Ma quello choc, che tanto ci ha turbato, certe volte finiamo per scoprire che ci ha salvato la vita. Per esempio forgiando la lingua di colei il cui nome, non più distante, si salva come Antonella Anedda. (Andrea Cortellessa)

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10.
€ 15,00
EAN-13: 9788884199744
Michele Zaffarano
Sommario dei luoghi comuni
Edizione:Aragno, 2019
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Descrizione del libro

«Le idee dei tempi non é i sentimenti dei tempi [...] i sentimenti dei tempi svela le assenti idee dei tempi», scrive Michele Zaffarano - ed é su questa ascissa ideale che si abbattono le coordinate dei Luoghi comuni. Zaffarano é traduttore e, dunque, immedesimato conoscitore della scrittura di ricerca francese contemporanea. Tarkos, per esempio. Se la lingua é un invisibile di ciò che siamo, tradurre é imparare a pensare come un altro, essere temporaneamente altro da sé. Questo allenamento all'alterità  é una mola, un mulinello e un polo di attrazione centripeto, nella poesia di Zaffarano autore, che spinge la parola a riprodurre obiettività  e serialità , più ancora che dell'oggetto in sé, dell'accumulo dell'oggetto diventato merce. Il "Sommario dei luoghi comuni" inscena la serialità  della merce sugli scaffali e l'infinita riproducibilità  dei fenomeni, pure di quelli umani, un tempo privilegiati. Catalogo melancholico e schedario politico nello stesso momento, il libro specchia la nostra stessa riproducibilità  di parlanti, il nostro essere punti di intersezione sull'ascissa-tagliola produttiva. L'idea é che questo libro si debba srotolare come il rullo di una cassa o come un cartiglio, piuttosto che sfogliare; l'idea é che questo libro voglia ipnotizzare il lettore per liberarlo da un'ipnosi storica precedente, tanto é evidente il fine pratico della poesia, il suo additare un organismo che oscilla a occhi chiusi tra la materia fredda di un dibattito interno («é le forme delle espressioni / é contro le forme delle espressioni») e un altro, parallelo e continuo, tra dentro e fuori di sé, che coinvolge anche il caldo del corpo, il quale «espunge i valori alle parole», ma, altrettanto, «i valori dei corpi é internamente alle parole». Ma le parole sono allineate in continue inversioni semantiche, rovesciamenti, ipnotiche spole linguistiche, avvitamenti e carpiati di conio rosselliano - e quella voce che fu rotta, esondante e focosa in Rosselli ora cola nei pixel a tema, coi singulti pseudo-inerziali della flarf poetry, ora é freddata dallo straniamento del vedere il contrario di tutto e d'ogni punto di vista, rinunciando alla puntuta oscenità  autoriale in favore di un impianto plurale ed equivalente di sé, raccolti in un imparziale sorriso ironico, tanto più veritativo quanto più equidistante da "idea", "pensiero", "verità ", "emozione", dalla stessa materia.

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11.
€ 12,00
EAN-13: 9788884199768
Michele Fianco
Un semplicissimo universo inespanso
Edizione:Aragno, 2019
Collana:Domani

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Descrizione del libro

In questo "Semplicissimo universo inespanso" Michele Fianco presenta venticinque anni di vita letteraria e poetica. E vita, una vita intessuta di linguaggio riflessione e potremmo dire teoria, ma una teoria entangled nelle cose, é forse la parola chiave che ci permette accesso a questi versi. Una poesia carsica per molti anni, orientata nei primissimi inizi negli ambienti di quella che - verso la fine degli anni Novanta e l'avvio degli anni Duemila - si é chiamata la Terza Ondata o neo-neo avanguardia; ma che poi prosegue sostanzialmente da sola, rigenerandosi continuamente nelle sue parti. àˆ compatto come un solido, come una sfera traslucida dentro cui intuiamo ancora altri mondi, questo universo, ha le forme ingannevoli di ciò che é intorno a noi. Oggetti case e strade di un quartiere di Roma, un condominio, un palazzo, un amore che ci si si accampano intorno per l'inganno consueto, ma il corpo sa. E la disposizione teatrale dei mondi stessi, infiniti a volte di cattiva infinità , si tradisce, riaffiora come incertezza nel ritmo - inevitabilmente jazzistico, sempre improvvisato, sempre disposto a impreviste mute, come un serpente che spoglia la pelle fuori stagione - che percorre i versi e i testi. Del resto, anche qui dall'inizio, una vena performativa non é segreta né assente. L'asimmetria tra testo e voce, tra assertività  e asemanticità , il diverso disporsi su un quadrante di identità  poetiche in uno stesso dire, si riavvolge su sé per ricominciare, sempre uguale, diversa. «Chissà  se avevamo capito che eravamo lì a ripararci le vite di ieri», come una lucertola guarita dal sole, come se davvero vi fosse, immortale e invincibile, un cervello rettile della poesia. (Laura Pugno)

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12.
€ 15,00
EAN-13: 9788893800426
Matteo Meschiari
Finisterre
Edizione:Aragno, 2019
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Descrizione

Descrizione del libro

Un soggetto senza nome e senza corpo, «cieco. Ma con le dita della mente nei recessi d'erba» assiste a ogni origine sulla Terra, uno che é tutti: prende così avvio Finisterre di Matteo Meschiari. Poemetto che affonda radici in una oralità  della composizione ma subito si fa scrittura con una sua impronta, mirando apertamente a rovesciare «la geologia in atmosfera l'atmosfera / in forme primitive di terra e la terra in idee/che potevano essere o non essere - ma erano l'adesso». Scrittura composita, che si mimetizza in più voci ed identità , attraversando, tra antropologia, «artico nero» e distopia, tutte le ossessioni dell'autore, legate insieme da una volontà  civile. Ed é proprio sull'adesso e l'urgenza del riscaldamento globale, della (possibile) fine della specie umana - di cui ormai siamo a scrivere in modi anche solo pochi anni fa inimmaginabili - che sosta e si chiude un progetto proprio rispetto alla poesia italiana che si fa oggi. Ragionare, finché dura, sull'Antropocene é il compito che Meschiari si é prefisso in opera, e che pratica anche qui, un «pensare attraverso la terra», con l'augurio «che il terreno sia complessità  della mente», e che davvero si possa «dire il non detto di ghiaccio», dove il ghiaccio é rovescio del fuoco del clima, ustione mortale. (E certo, la prossima volta il fuoco). Ma intanto, e finché sarà  possibile, l'invito di questa poesia é all'incessante movimento, mutamento: «camminare la scogliera/di ciò che accade piuttosto che la scacchiera di ciò che é». Con un corollario, forse involontario: che il bellissimo pianeta mondo viene visto, come direbbe Oliver Sacks, da un animale senziente, e forse ancora più che visto percepito, come nella propriocezione, come se fossimo uno-con: «La manta - la prima la sola - era ciò che si cerca / la sua idea era l'ombra sui coralli / il lato in ombra dei coralli il mio sapere la manta / la manta me stesso - quando immergo pensieri nel mare / e percorro le forme nel corpo dei fondali». Laura Pugno

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13.
€ 15,00
EAN-13: 9788893800433
Sara Ventroni
Le relazioni
Edizione:Aragno, 2019
Collana:Domani

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Descrizione del libro

Per tradizione sono pericolose. Le Relazioni, policentrica opera terza di Sara Ventroni, segue a due concept-album, di contro, ossessivamente centripeti: Nel Gasometro e La sommersione. S'interseca a questi libri nonché a uno, narrativo, che non ha mai visto la luce; ed é frutto di un'esistenza che, negli interstizi fra un libro e l'altro («ritiri temporanei» come quello dell'amazzone che vola più in alto, reculer pour mieux sauter), é stata tanto altro dalla poesia. "Altro", sempre, é il soggetto poetico: insonne della «loro insonnia», nell'episodio più traumatico. Ma soprattutto ci sono gli altri: «la verità  di qualcun altro» é la regola delle «relazioni» che - mi scrive Sara - non sono i «legami». Se questi tengono «ferme le cose», le relazioni sono invece «l'imprevisto», «l'inconosciuto tra persone, oggetti e paesaggi». Sta di fatto che «da una relazione si può uscire. Anche se la relazione lascia tracce». Le tracce degli altri materiavano la lezione del maestro che più manca, la pietà  oggettiva del Pagliarani cui sono dedicati non solo le Ottave e gli Epigrammi della prima parte. Ce l'ha insegnato lui, che la forma della vita é consustanziale alla forma dell'opera: e infatti «le relazioni», prosegue Sara, «sono il modo in cui parlano i linguaggi». Sino all'estremo di inventarsi in un'altra lingua la sinopia della propria, quest'altro può venire dalla letteratura (come nelle calligrafiche «barbare», che mettono in scena un io mai così "altro"; o nella riscrittura dalla Gertrude Stein che cogli occhi di quell'altro, di quell'altra, "cubisticamente" volle vedersi) oppure, per esempio, dalla militanza delle donne. Ma le relazioni non sono solo fra le persone. Come sempre, nella poesia di Ventroni, la sua é prima di tutto un'intuizione "fisica" della forma della realtà  (se é vero che «tutto tiene / tutto, il bosone di Higgs conferma: / ci si appartiene»): sicché l'energia che indomabile la anima non é altro che «il desiderio di esprimere il ritmo del mondo visibile». Andrea Cortellessa

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14.
€ 15,00
EAN-13: 9788893800419
Carlo Bordini
Strategia
Edizione:Aragno, 2019
Collana:Domani

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Descrizione

Descrizione del libro

«Quando qualcuno parla, fa più chiaro», scrive la psicoanalista austriaca Hermine Hug-Hellmuth nel Diario di una giovinetta prefato da Sigmund Freud. Un libro «scritto per dire delle cose a una persona», dunque «per non impazzire» - come dichiara Bordini nella sua prefazione - fa rinsavire chi lo legge, perché punta un faro da ring sulla sua vita, non soltanto amorosa, ma di relazione. La tenace Strategia di Bordini é mettere in scena la confusione che segue all'apparir del vero, che presenta sé stesso in parvenza d'«amore», ma riverbera la sua ombraluce fino allo stato inerme dell'infanzia. Strategia é infatti scritto senza risparmio e non risparmia neanche l'autoavverarsi della profezia di morte (simbolica) all'avversario amoroso che, in questo caso, coincide col primo lettore. E pure noi, lettori postumi all'amore qui dato, riceviamo diretti in pieno viso, se mai una volta siamo stati investiti dallo spavento che chiamiamo «amore». Bordini prova a emanciparsi dall'ossessione trasferendo in contesto agonistico la «donna de lo schermo» dantesca, che ora diventa una «sparring-partner» ma poco dopo, nient'affatto salvo, scrive il nome dei nomi, mamma, con la voce che quasi gli fallisce per i singhiozzi, spostato nel tempo senza tempo della psiche Il seme del piangere di Giorgio Caproni - che, a sua volta, lavorava un seme dantesco. Con Bordini, che invoca la madre passando attraverso la perdita della donna amata, torniamo dunque due volte al padre della nostra poesia: una per via diretta (la «donna de lo schermo») e una per via indiretta (il piangere caproniano) ma, soprattutto, attraversiamo il confine tra così detta realtà  e scienza interiore, tra follia e ragione, dunque tra vita e morte, conosciamo per negazione come in Montale («so chi non amo») e ritorniamo a noi come rinati, come sciacquati da una colonna d'acqua, per metà  pianto e per metà  futuro. Maria Grazia Calandrone

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